Durante le mie esplorazioni in rete, ho appreso da una provocazione di Pianeta Mamma che l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato l’uso della RU 486 una pillola abortiva, che a quanto si dice verrà usata solo negli ospedali, nel rispetto della legge 194, ed entro il 49° giorno di gravidanza. Nell’articolo si parla di 29 casi di morte della donna, di possibili complicazioni e di un procedimento non certo indolore, contemporaneamente minimizzando e affermando che la Chiesa ha alzato il solito polverone esagerando nei termini nel chiamare questo farmaco veleno. Nota interessante che questa community oltre che dalle neomamme viene abbondantemente visitata da giovani coppie di adolescenti inesperti che cercano di capire se e come rimediare alle loro imprudenze.
Inoltre (del resto era prevedibile) il rispetto della 194 nei fatti è praticamente nullo come è dimostrato da un’inchiesta di Tempi che ha convinto Eugenia Roccella, sottosegretario al welfare, della necessità di un’indagine parlamentare.
Confusione informativa, scarso rigore e approssimazione anche quando è in gioco la vita sono nel nostro paese, seppur imperdonabili, all’ordine del giorno, ma non voglio parlare di questo. La domanda che vorrei porre é: avevamo veramente bisogno di questo? di una pillola che rendesse più facile abortire? è questa la direzione in cui vogliamo andare? Ci si illude che se la strada è più breve sarà più facile dimenticare. Non sarebbe meglio cominciare da capo da un’educazione alla sessualità e al rispetto di sé e spendersi più che in trovate farmacologiche in un sostegno reale alle persone?
Conosco alcuni che silenziosamente fanno questo lavoro nel quotidiano e so che ce ne sono molti altri, e io non voglio aprire un dibattito sull’aborto, ma mi schiero dalla loro parte.
non ne avevamo davvero bisogno e soprattutto temo che la “facilità” dell’aborto con la RU486 sia abbastanza mitologica.
è ovvio che se la legge permette l’aborto deve favorire anche il modo meno doloroso, meno cruento, meno traumatico per la madre per abortire. ma non è per nulla dimostrato che la RU 486 sia davvero questo.
sarà più chiaro nei prossimi anni. nel frattempo è importante insistere sulla necessità dell’ospedalizzazione.
quanto alla direzione da prendere beh, è scritta a chiare lettere in una parte della 194. che molti interpretano, pochi leggono e nessuno applica.
neanch’io mi voglio lanciare in una discussione sull’aborto perché non ne ho gli strumenti e perché sono cosciente di stare in una posizione un po’ “anomala” (nel senso che non mi ritrovo né con la chiesa né con i laici), però, in quanto madre di una figlia adolescente mi sento chiamata in causa sul tema dell’informazione e della prevenzione.
qualche settimana fa ho dovuto subire un raschiamento (ovviamente per altri motivi) e non è stato piacevole. soprattutto, mi sono sentita “sola” e così ho pensato a tutte quelle donne che ci sono passate e ho provato grande comprensione e grande tristezza per loro.
per fortuna, a me non è mai capitato di dover decidere (solo una volta, virtualmente, alla prima gravidanza, quando una ginecologa sgarbata che mi aveva vista in ansia dopo il tritest mi disse: beh, se è mongoloide mica se lo terrà, vero? e lì ho -davvero- pensato che accidenti, sì, me lo sarei tenuto), ma tremo quando vedo mia figlia alle prese con le sue prime esperienze.
meno male che abbiamo un buon dialogo, ed è abbastanza facile passarle informazioni utili.
meno facile è, invece, passarle opinioni, visioni, princìpi.
che la vita comincia da subito, che i sentimenti non vanno buttati, che il sesso non è l’unico modo per comunicare, che alla sua età sia una maternità che un aborto possono segnare la vita in modo irreparabile.
per esperienza diretta posso dire che gli adolescenti hanno molte resistenze a condividere i loro problemi e snobbano bellamente, per esempio, i centri di ascolto dei consultori che potrebbero essere una valida alternativa alla comunicazione con i genitori, se questa non è possibile.
per me, il punto non è “rendere più facile”, ma se proprio ci si deve arrivare, rendere meno doloroso (se è possibile).
tanto, le ferite, restano comunque.
mia figlia l’ho farcita di libri sull’argomento, e tutte le volte che ha voglia di parlare, la ascolto.
e tutte le sere, nelle mie preghiere per lei (ma anche per mio figlio, perché prima o poi potrebbe essere coinvolto in una decisione di questo genere) c’è un momento in cui chiedo che, per favore, non debba scegliere mai.
@Ale: E’ vero la 194 è tanto difesa quanto poco conosciuta e applicata, ma al di là della pericolosità effettiva o presunta della RU486, o delle opinioni che si possono avere sulla legisllazione italiana , penso che dovremmo tutti lavorare perché si ricorra all’aborto il meno possibile. La sofferenza fisica, che immagino notevole, ma comunque passeggera, non è niente in confronto alla devastazione psicologica e morale della persona che è comprovata e certa in ogni caso.
@Alga: Secondo me non è tanto importante decidere da che parte stare, ma la domanda vera è proprio quella che ti sei posta tu dopo il tri test e la risposta che ti sei data definisce ciò che sei molto di più che non uno schieramento cui appartenere, ed è con quello che tu sei che la Cami si confronta, molto più che con quello che le dici.
purtroppo la RU486 è diventata subito uno strumento ideologico e pochi sanno che non facilita per niente l’aborto. anzi, ho letto recentemente delle testimonianze di persone che l’hanno utilizzata in francia e che hanno descritto nei particolari come agisce.
Secondo me la questione oltre che ideologica
è anche “economica”!