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Archive for the ‘res mirabiles’ Category

Di Baricco ho letto quasi tutto, avevo 20 anni e sbavavo dietro alla sua prosa perfetta, dietro le intersezioni di tempo e di spazio dei suoi piani narrativi, dietro alla sua punteggiatura creativa, dietro alle spaziature espressive, mentre qualcuno dietro a me portava la mia valigia settimanale di studentessa, qualcuno un po’ più grande che forse aveva già capito, e minimizzava per lo più col silenzio.
Non c’è niente da dire: sa fare il suo mestiere.
Ora “da grande” quel che mi resta di lui è solo Novecento, nella versione originale recitata da Eugenio Allegri, che commuove gli uomini veri (come mio padre che pur era venuto a Teatro brontolando), storia vera, non perché accaduta a bordo del Virginia, ma perché accaduta a ciascuno di noi, almeno una volta.
Ho letto da poco “Questa storia” ed “Emmaus” , la prosa è la stessa: perfetta, ma senza niente da raccontare.

Le storie non si inventano, ma ti incontrano, e per incontrarle e riconoscerle non bisogna essere bravi, ma bisogna essere uomini.

Non conosco Baricco e non voglio sindacare sulla sua umanità, conosco e giudico ciò che lui esprime.
La bella prosa di Baricco è un po’ il suo Virginia da cui non vuole scendere, per paura di incotrare una realtà da vivere davvero e quindi da raccontare davvero, per paura di fare esperienza.

L’esperienza,a parer mio, è la sostanza dell’arte, come del lavoro.

E io?

Per questa volta dalla nave sono scesa e alla fine ho scelto quello che in silenzio mi portava la valigia.

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Endrigo Morgan

Non sono un’esperta di musica, conosco a malapena le sette note e dai miei gusti si capisce che sono una donna del secolo passato, ma si direbbe inizio secolo passato. Sicuramente il Canzoniere Italiano di Marco Morgan Castoldi meriterebbe un commentatore più esperto, qualcuno che capisca come si fa ad aggiungere qualcosa a cinque canzoni datate ’50–’60 stranote e già praticamente perfette. Non so come ci sia riuscito, ma nella sua voce si sente tutta la distanza dei tempi, la nostalgia di un modo di dire “ti amo” che poteva almeno presumere o anche solo sperare essere per sempre; nella voce di Morgan si sente il graffio, la ferita di chi percepisce questo modo come impossibile. E così “Il mio mondo”, “Resta con me “, “Lontano dagli occhi”,” Il cielo in una stanza” , “Qualcuno tornerà” diventano nostre, appartengono da oggi anche al dramma del nostro tempo, alla nostra generazione ammalata di incertezze.

Mi ricordo che nel 2001 andai ad una mostra al Meeting di Rimini e scoprii che gran parte dei quadri di Van Gogh sono in realtà copie fedeli di Millet. Millet, tuttavia, ritraeva una realtà calda e accogliente che gli apparteneva mentre Van Gogh, ne gridava l’inafferrabilità.

In realtà non mi intendo un gran che neanche di pittura, ma la storia mi sembra un po’ la stessa, seppur con le dovute proporzioni.

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